“La missione educativa è una responsabilità verso l’umanità”.

Maria Montessori – IL METODO DEL BAMBINO E LA FORMAZIONE DELL’UOMO

Chi è educatore? E’ possibile che un fisico, un panettiere, un professore, un cartolaio, un economista siano “educatori”? In un mondo che tende sempre più a delegare il ruolo educativo al mondo istituzionale o a figure preposte, è possibile che invece questa responsabilità possa e debba ricadere su ciascuno di noi? Coma trasformare il ruolo educativo in una amorevole  “missione” verso l’umanità intera?

Tu sei un educatore?

La possibilità che tu lo sia è assai alta. Hai mai provato ad essere a fianco ad un bambino mentre attendi che il semaforo diventi verde ed osservare che persone a lui vicino attraversino ugualmente col rosso? Tu invece hai atteso sapendo che il bambino è in cerca di modelli da imitare: sei un educatore. Se tuo nipote ti chiede una spiegazione su qualcosa di suo interesse, ti prendi del tempo per fermarti ed integrare alle ragioni anche sguardi ed espressioni? Sicuramente stai passando di più di una nozione: stai umanamente educando con la tua disponibilità ad esserci nella tua interezza. Se tuo figlio, a tavola, interviene spesso sul discorso del fratello non permettendogli di concluderlo, intervieni affinché venga garantito l’ascolto fino alla conclusione? Allora stai educando con un intervento normativo che ha alla base il riconoscimento di uno spazio di espressione altrui. Se il tuo studente dimostra scarso interesse alla tua lezione, hai mai pensato di parlargli in privato e confidargli che ci tieni molto a lui come persona ed al suo personale percorso di apprendimento? Allora stai anche educando.

Essere educatori, una responsabilità che non possiamo delegare

Il “bocciolo” umano è esposto all’ “altro” e ne osserva il comportamento, facendone suoi i tratti e le sfumature. Se siamo adulti, siamo sicuramente osservati da chi ancora non lo è, qualsiasi sia il momento della giornata in cui questo avviene. Il garbo e le buone maniere, la capacità di ascoltare, la competenza emotiva, l’autorevolezza e la coerenza rendono l’adulto un buon educatore se esposto al bambino, al fanciullo, all’adolescente o al ragazzo. E’ una responsabilità verso l’umanità che si forma e si prepara ad essere a sua volta portatrice di sani modelli. Certamente questo richiede prima di tutto che in noi siano chiari i modelli educativi che desideriamo sostenere e una volta che questi sono evidenti, mantenerli nella nostra quotidianità. Questo rafforzerà anche la nostra personalità.

Educare, una missione

Non è semplice, è vero! Ma essere educatori è sicuramente arricchente. L’adulto si pone in una condizione di valore, in cui smette di guardare solamente avanti, concentrandosi sui suoi soli obiettivi personali, ma si ferma, quasi voltandosi indietro ed attendendo chi ancora non è grande. Porge così la sua mano, fermandosi e soffermandosi su un altro, in ascolto, si integra con lui con tutta la sua empatia. Lo fa una, due o più volte e diventa un riferimento.

L’umanità è quindi accompagnata da un innumerevole gruppo di persone adulte responsabili, l’umanità non cammina verso l’indefinito, ma verso un cammino che qualcuno ha già avviato, adulti dinanzi a piccoli. E quando l’adulto ha lasciato un modello, ha consegnato la struttura solida di un processo che, se appartiene all’umanità, allora sopravvive nel tempo.

Piccoli semi se visti da molto vicino: questi sono i nostri “piccoli” nel loro tessuto sociale.Grandi distese essi diventano se allontaniamo il nostro sguardo per vederli da più distanti.

Il nostro lavoro è lì dove è il seme, la radice, il piccolo germoglio.

Tutti insieme, adulti prossimi al bambino, partecipiamo alla preparazione dell’adulto.

Il bambino, poi il fanciullo, l’adolescente e il ragazzo non sono solo un passaggio evolutivo, ma un bene prezioso che appartiene all’umanità.

di Sonia Zecchi, educatrice montessoriana

Foto da Pixabay